Musei Palazzo dei Pio: Museo Monumento al Deportato
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Servizi igienici
Dipinti
Lapidi e marmi
Pitture murali
Disegni
Collina C. (a cura di), I luoghi d'arte contemporanea in Emilia-Romagna: arti del Novecento e dopo - 2. ed. aggiornata, Bologna, Clueb, 2008.
Museo Monumento al Deportato, in i luoghi delle idee. Musei e Raccolte della provincia di Modena, Modena, Provincia, 2005, pp. 60-61.
Collina C. (a cura di), "I luoghi d'arte contemporanea in Emilia-Romagna: arti del Novecento e dopo", Bologna, Compositori, 2004, pp. 68-70
Tamassia P., Museo Monumento al Deportato, in Musei in Emilia Romagna, Bologna, Compositori, 2000, p. 61, n. 4.
Gibertoni R., Melodi A., Il campo di Fossoli e il Museo Monumento al Deportato di Carpi, in Matta T. (a cura di) "Un percorso della memoria. Guida ai luoghi della violenza nazista e fascista in Italia", Milano 1996, pp. 99-119.
Gibertoni R., Melodi A., Il Museo Monumento al Deportato a Carpi, Milano 1993.
Piazza dei Martiri, 68
Carpi (MO)
Museo accreditato al Sistema Museale Nazionale
Storico monografico
Resistenza e II Guerra Mondiale
Arte contemporanea storica (1900-1950)
Arte figurativa
Il Museo Monumento al Deportato politico e razziale nei campi di sterminio nazisti, progettato dallo studio BBPR, è inaugurato nel 1973. Ispirato ad una concezione antiretorica e fortemente simbolica, il Museo racconta in tredici sale il fenomeno della deportazione nella sua universalità di violenza dell’uomo sull’uomo. I linguaggi artistici e l’allestimento essenziale ed evocativo, coinvolgono il visitatore in un’esperienza fortemente emotiva.
Nel 1999 il figlio del pittore milanese Aldo Carpi, lo scrittore Pinin, ha donato al Museo 150 opere del padre che ha vissuto e riportato visivamente le tragedie delle due guerre mondiali; in particolare Il diario di Gunsen, ritratti a disegno densi di pathos redatti con sintetico realismo fotografico, che narrano l’orrore prodotto dai lager nazisti negli uomini.
L’attività espositiva del Museo è indirizzata verso la continuità della memoria delle atrocità naziste quale memento e monito affinché non si possano riperpetrare nuovamente altre crudeltà; qui sono spesso realizzate mostre documentarie od artistiche, che abbiano uno stretto legame con la Resistenza, il sacrificio ebraico dell’Olocausto, della prigionia e delle distruzioni provocate dalla guerra come Monumenti in guerra 1943-45, gli alleati e i danni al patrimonio culturale in Emilia Romagna.
Il percorso espositivo si chiude con la Sala dei nomi: sui muri e sulle volte sono incisi, come nella sinagoga di Praga, i nomi di quattordicimila deportati italiani nei campi di concentramento nazisti. Nel cortile del museo i nomi di alcuni campi di concentramento nazisti sono incisi su sedici stele polidirezionate, alte sei metri, in forma di lapidi funerarie. Nel 1984 il comune di Carpi ha ottenuto dallo Stato la concessione dell'area dell'ex campo di Fossoli. In attesa dell'attuazione di un progetto di recupero del sito, è possibile visitare quanto rimane delle baracche, utilizzate fino agli anni Sessanta, occupate prima dalla comunità di Nomadelfia e poi dai profughi giuliani e dalmati.
The exhibition ends with the Hall of Names: the names of 14,000 Italians deported to Nazi concentration camps are engraved on the walls and ceiling, recalling a similar display in the Prague synagogue. In the Museum’s courtyard, the names of some Nazi concentration camps are engraved on 16 six-meter-high steles, which are shaped like tombstones and point in several directions. In 1984, the Italian government granted the Carpi municipal administration a lease on the site where the Fossoli camp was located. A salvage project is underway; for now, it is possible to visit the remains of the shacks, which were in use until the 1960s, having first housed the Nomadelfia community, and subsequently refugees from Venezia Giulia and Dalmatia.