Mulino (foto E. Salvatori)
I simboli. Burattino e maschera (foto E. Salvatori)
Sezione "fra trama e ordito" (foto E. Salvatori)
Sezione "la via del grano" (foto E. Salvatori)
Lo spazio di accoglienza al pubblico (foto E. Salvatori)
Caveja (foto E. Salvatori)
Mulino (foto E. Salvatori)
Sezione "... e ti dirò chi sei" (foto E. Salvatori)
Sezione "vino" (foto E. Salvatori)
Santarcangelo di Romagna

MET - Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna

Orari e Tariffe
Per orari di visita e costi del biglietto consultare il sito web o contattare telefonicamente.
Accessibile
Servizi
Tipologia Collezioni
Pubblicazioni e Cataloghi

Turci M., Ricci M. (a cura di), Met: Museo degli usi e costumi della gente di Romagna: guida catalogo, Collana delle guide dei Musei della Provincia di Rimini, 1, Rimini, 2007.


Turci M., Ricci M. (a cura di), Museo degli usi e costumi della gente di Romagna: Santarcangelo di Romagna: guida catalogo, Sistema dei musei del Circondario di Rimini, Rimini, 1995.


MET Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna, in I musei di qualità della regione Emilia-Romagna 2010-20112, Bologna, Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, 2010, p. 107.

Guarino M., Fabbri I. (a cura di), Chi è di scena!: Burattini e Marionette in Emilia-Romagna, Bologna, Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, 2009, DVD video.

Turci M. (a cura di), Storia di un museo: il Museo degli usi e costumi della gente di Romagna: 1971-2005, MET - Museo degli usi e costumi della gente di Romagna, Imola, La mandragora, 2005.

Piraccini O., Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna, in Musei in Emilia Romagna, Bologna, Compositori, 2000, pp. 195-196, n. 20.

Guarino M. (a cura di), Chi è di scena, Baracche, burattini e marionette dalle collezioni emiliano-romagnole, supplemento a “IBC”, 1999.

Morganti L., Semprini M., I mulini della Valmarecchia, MET - Museo degli usi e costumi della gente di Romagna, Imola, La Mandragora, 1999.

Turci M. (a cura di), Usi e Costumi di Romagna. Analisi e riflessioni sull'esperienza etnografica nell'area romagnola, Imola, La Mandragora, 1994.

Museo degli usi e costumi della gente di Romagna, Santarcangelo di Romagna (RN), Comune di Santarcangelo di Romagna, 1989.
Via F. Montevecchi, 41
Santarcangelo di Romagna (RN)
Tel: 0541 624 703

Museo accreditato al Sistema Museale Nazionale
Etnografia e antropologia
Arti e tradizioni popolari
Etnologia/Etnografia
Arti dello spettacolo (cinema, danza, musica, lirica, teatro di figura, teatro di prosa)
Il museo, inaugurato nel 1981, nasce dal lavoro di raccolta avviato negli anni Sessanta da un gruppo di ricercatori riuniti nel Comitato etnografico guidato dal museologo Giuseppe Sebesta, fondatore del Museo degli usi e costumi della gente trentina di San Michele all'Adige. Inizialmente allestito presso i locali dell'ex macello comunale, un edificio ristrutturato risalente agli anni Venti, è stato trasferito tra il 1987 e il 1989 nei nuovi spazi espositivi, consentendo l'apertura di servizi didattici e di documentazione. Il museo espone un'ampia raccolta di oggetti e strumenti, che documentano la storia, la cultura e le tradizioni delle genti che abitavano l'entroterra riminese, compreso tra l'Appennino tosco-romagnolo, marchigiano e la costa adriatica. L'esposizione ha come finalità quella di valorizzare la cultura e il territorio locale, riscoprendone le tradizioni passate e gli antichi mestieri attraverso gli oggetti d'uso quotidiano e gli attrezzi da lavoro.

L'itinerario è stato suddiviso in diverse sezioni: la casa e i suoi ambienti, il mulino, i cicli del lavoro agricolo (del grano, della canapa, del vino) e le pratiche artigianali (stampa a ruggine su tessuto, metallurgia, liuteria, fabbricazione delle teglie per la cottura della piadina). Particolare attenzione è dedicata ai riti, alle credenze, alle valenze simboliche connessi ai diversi oggetti e al loro uso. Il percorso è corredato poi da pannelli, tessuti ed immagini fotografiche che accompagnano nel percorso di visita e da particolari installazioni denominate Cumuli e Digressioni: i primi concepiti come monumenti alla memoria, i secondi come esemplificazione del legame o della discontinuità tra passato e presente. Di particolare interesse la collezione di caveje
Il museo custodisce, infine, una collezione di burattini e marionette appartenute a Renzo Salici erede della compagnia marionettistica fondata a metà dell’Ottocento da Ferdinando Salici. La collezione comprende 52 burattini tra i quali troviamo le maschere della Commedia dell’Arte (Arlecchino, Brighella, Capitano, ecc) e alcune maschere regionali (Facanapa, Sandrone), scenografie e copioni. Renzo Salici ha operato prevalentemente in Emilia-Romagna e in Veneto. Nel periodo tra le due guerre, le marionette originali sono state trasformate in burattette (mosse non più dai fili, ma dal basso con un ferro) e in burattini.
Ai burattini si affianca una collezione di manufatti tessili sempre appartenuti alla famiglia Salici-Stignani. Si tratta di 328 pezzi, tra cui oltre 60 abiti per burattini completi, realizzati tra la metà dell’Ottocento e il primo Novecento. I vestiti sono realizzati con stoffe pregiate (seta, raso, cotone, velluto, tessuti damascati, passamaneria argentata e dorata) nuove e di risulta.
La collezione è attualmente in fase di restauro e pertanto non è per ora esposta nel percorso museale. I materiali sono comunque accessibili agli studiosi.



In the 1960s, a group of researchers got together to form a Comitato Etnografico under the leadership of a museologist called Giuseppe Sebasta, who was also the founder of the Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina of San Michele all’Adige (Museum of Customs and Traditions of the People from San Michele all’Adige, Trentino). The Museum was inaugurated in 1981, based on the collection they acquired. In the beginning, it was housed in the former municipal slaughterhouse, a refurbished building that can trace its roots back to the 1920s. It was moved to the new exhibition area between 1987 and 1989, so that teaching and documentation services could be provided as well. The Museum contains a large collection of artefacts and implements that document the history, culture, and traditions of the peoples who used to inhabit Rimini’s hinterlands between the Tuscan-Emilian and Marche Apennines, and the Adriatic coast. Its aim is to promote the local culture and area, throwing a light onto its age-old traditions and trades using everyday objects and implements.

The Museum’s displays have been organised into a number of different sections: the home and its environments, the mill, agricultural work cycles (wheat, hemp, and wine), and craftsmanship (rust printing on fabrics, metallurgy, the art of making stringed instruments, and making pans to cook piadinas). Special care has been taken over rites, beliefs, and symbols associated with different objects and their uses. In addition, the Museum also contains panels, fabrics, and photographs, which accompany visitors on their tour, in addition to special installations known as Cumuli e Digressioni (Cumuli and Digressions). The first were conceived as monuments to memory, while the latter are used to demonstrate connections - or discontinuities - between past and present. The Museum’s collection of cavejas and puppets is particularly noteworthy.

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