Musei Palazzo dei Pio
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La Cappella Pio
“…addizione alla fabbrica che era stata realizzata intorno agli anni settanta del Quattrocento” (Giordano) per commissione di Alberto III Pio, la cappella, situata al piano nobile, in corrispondenza dell’angolo sud-est della Rocca, è composta da un vano longitudinale, caratterizzato da una navata con volte a crociera e presbiterio quadrato con copertura a cupola semisferica su pennacchi. Un’arcata con pilastri e capitelli corinzi, divide la navata dalla zona presbiteriale. Le pareti e le coperture della cappella sono rivestite di affreschi, per i quali la critica recente ha proposto una datazione intorno al 1504. Attribuite tradizionalmente a Bernardino Loschi, in base a considerazioni stilistiche le pitture vennero riferite da Luisa Giordano (2008) a una mano diversa, che, limitatamente alle scene con l’Annunciazione e la Presentazione al Tempio, potrebbe essere ricondotta a Jacopo Loschi, padre dell’artista.
Sulla parete ovest sono raffigurati i seguenti episodi: Adorazione, Presentazione di Gesù al Tempio, Disputa di Gesù con i Dottori, Cristo risorto appare alla Vergine. La parete est della navatella è invece decorata, da sud a nord, con Scene della Pentecoste e l’Assunzione della Vergine. In uno spazio architettonico sormontato da monogramma è inserita l’immagine di Cristo in pietà. Sulla parete ovest del presbiterio dedicato alla Vita della Vergine, nel riquadro con la Cacciata di Gioacchino dal tempio, si trova il primo ritratto ufficiale di Alberto III Pio. Avvolto in un mantello foderato di pelliccia, signore di Carpi è affiancato da dal fratello Lionello II, dal padre Lionello, unico personaggio di profilo, seminascosto da una colonna, dal precettore Aldo Manuzio, e probabilmente dall’umanista Pietro Pomponazzi. Le scene che seguono, in senso antiorario, raffigurano Nascita della Vergine, Presentazione di Maria al tempio, Nozze della Vergine, Visitazione.
Nel presbiterio, un’iscrizione a lettere capitali dorate su fondo blu corre lungo la cornice in terracotta policroma e invetriata, indicando la dedicazione della cappella e la committenza: “HOC SACRU(M) DEO BEATAEQ(VE) VIRGINIS MARI(A)E VITAE MISTERIIS CONSECRAVIT. D. ALB(ER)TUS P.P.”. Sui pennacchi del tiburio soprastante sono raffigurati i dottori della Chiesa: San Gerolamo, Sant’Ambrogio, Sant’Agostino e San Gregorio Magno. Ugualmente affrescate le lunette corrispondenti. Sulla parete sud la scena con l’Incoronazione della Vergine è sormontata dal cartiglio con la scritta a lettere capitali “GAVDETE OMNES ET EXULTATE/QUIA HAEC EST REGINA NOSTRA/QUAM CORONAVIT ALTISSIMVS”. “Le altre tre lunette che sostengono la cupola propongono simmetricamente lo stesso motivo con una finta struttura architettonica composta da tre arcate centinate con al centro il busto di un profeta che tiene tra le mani una targa e ai lati due nicchie, con valva conchigliata, all’interno delle quali sono rappresentate le sibille, con la lapide della loro profezia” (Dieghi, Previdi, Rossi). Nella lunetta a ovest, l’iscrizione “EIVS REGNUM SEMPITERNUM/EST ET OMNES REGES SERVIENT/PROPHETA DANIEL” si accompagna a San Daniele e alle sibille Samia ed Ellespontica, mentre, al centro della lunetta nord, accanto al profeta Ageus con le sibille Eritrea e Persia è la scritta “EGO MOVEBO COELVM ET TER/RAM ET VENIET DESIDERATVS/COTIS GENTIBVS/PROFETA AGEVS”. Nella lunetta est si legge invece “EXULTA SATIS FILIA SION ECCE/ REX TVVS VENIET IVSTVS ET/ SALVATOR/PROFETA ZACCARIAS” a commento delle figure delle sibille Tiburtina e Cumana con il profeta Zaccaria, la cui immagine venne ridipinta da Achille Casanova nel corso dei restauri degli anni ’20 del Novecento. L’iscrizione “QUO QUAM GLORIOSVM EST REGNVM IN QUO CVM CHRISTO GAVDET OMNES SANCTI AMICTI STOLIS ALBIS SEQVVNTVR AGNVM QVOCVMQVE IERIT” integra il programma iconografico della cupola, decorata da trentasei tondi su tre ordini decrescenti, intervallati da cherubini convergenti al centro al monogramma di Cristo in un sole radiante, e dai busti dei santi fondatori di ordini religiosi, dei martiri e delle vergini.
Gli affreschi della Cappella Pio sono stati oggetto di intervento conservativo da parte dell'Istituto per i Beni Culturali secondo quanto stabilito dalla L.R. n. 18/2000.
Musei di Palazzo Pio, in I musei di qualità della regione Emilia-Romagna 2010-2012, Bologna, Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, 2010, p. 55.
Giordano L., Alberto e i suoi maestri…, in Rossi M., L'immagine del principe: i ritratti di Alberto III nel Palazzo dei Pio a Carpi, Carpi, Assessorato alle Politiche Culturali, 2008, pp. 59-87
Dieghi C., Previdi T., Rossi M., L’apparato decorativo di Palazzo dei Pio, in Rossi M., Svalduz E. (a cura di), Il palazzo dei Pio a Carpi. Sette secoli di architettura e arte, Venezia, Marsilio, 2008, pp. 151-203
Rossi M., Il palazzo dei Pio a Carpi: sette secoli di architettura e arte, Venezia, Marsilio, 2008.
Collina C. (a cura di), I luoghi d'arte contemporanea in Emilia-Romagna: arti del Novecento e dopo - 2. ed. aggiornata, Bologna, Clueb, 2008.
I Musei di Palazzo Pio, in Cantieri culturali: allestimenti, didattica, catalogazione e restauro nei musei dell'Emilia-Romagna, Bologna, Istituto Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna, 2006, p. 13.
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Rossi M., I Musei di Palazzo dei Pio a Carpi, "Taccuini d'arte", 1-2006, pp. 55-63.
Musei di Palazzo dei Pio, in i luoghi delle idee. Musei e Raccolte della provincia di Modena, Modena, Provincia, 2005, pp. 58-59.
Rossi M., Previdi T., Alle origini del museo, 1914-2004: la donazione Foresti nelle collezioni di Carpi, Carpi, Nuovagrafica, 2004.
Rossi Kahn M., Il palazzo del principe a Carpi recenti scoperte nel palazzo dei Pio aprono nuove ipotesi sulla residenza rinascimentale di Alberto III, “Artes”, 2003, 9.2001 (2003), pp. 145-148
Landi E., Museo Civico “Giulio Ferrari”, in Musei in Emilia Romagna, Bologna, Compositori, 2000, pp. 60-61, n. 3.
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Piazza dei Martiri, 68
Carpi (MO)
Museo accreditato al Sistema Museale Nazionale
Archeologia classica
Archeologia preistorica/paletnologia
Archeologia postclassica
Arte medievale (XI-XV secolo)
Arte moderna (XVI-XIX secolo)
Arte contemporanea storica (1900-1950)
Scultura
Arti applicate
Risorgimento
Editoria e Tipografia
Arte contemporanea attuale (1950 ad oggi)
Il Museo della Città espone le testimonianze della storia sociale, culturale, artistica e artigianale della città di Carpi dall'antichità ai giorni nostri. Si tratta del riallestimento del precedente Museo civico che ha previsto il riordino delle collezioni in chiave cronologica. Le raccolte comprendono materiali eterogenei che vanno dalle produzioni ceramiche, alle scagliole e ai cimeli risorgimentali, passando per volumi a stampa e documenti, ma anche per frammenti architettonici e decorativi della città. Da macchinari, attrezzi e documentazione multimediale inerente le attività agricole si perviene quindi alla produzione del truciolo fino alla più recente attività imprenditoriale dell'abbigliamento tessile.
Il Museo del Palazzo si suddivide in tre nuclei espositivi: l'appartamento nobile, la xilografia, la pinacoteca. Il primo si caratterizza per un insieme eterogeneo di materiali di epoca rinascimentale: dipinti, affreschi strappati, ceramiche, terrecotte e tavolette da soffitto. Il secondo presenta al pubblico il patrimonio xilografico, uno dei principali nuclei della collezione museale; la sezione conserva infatti i sette fogli di Ugo da Carpi, xilografie ottenute mediante una particolare tecnica artistica, matrici lignee e opere di artisti contemporaeni. Il terzo nucleo è costituito dalla pinacoteca, che riunisce opere pittoriche e disegni dal XV al XX secolo.
Nel dicembre 2007 è stata inaugurata, in seguito a restauri, l’ala del Palazzo con l’annessa Loggia. Inoltre, in collaborazione con il Festival di Filosofia 2007, si è svolta la mostra "Rabanus Maurus" sulle opere grafiche di Mimmo Paladino, pittore, scultore, fotografo e scenografo, e la personale di Alberto Manzi con "Non è mai troppo tardi: storia di un maestro". Sono state ospitate recentemente "Genti" (2007) esposizione personale di ritratti dell'artista Enrica Melotti, "Luna d'Agosto" (2008) con scatti fotografici di Francesco Cocco e Paolo Santini, "Il canto del corpo elettrico" (2009) mostra d'arte contemporanea e digitale nata all'interno della prima edizione di Direct Digital e nel 2010 la retrospettiva "Olivo Barbieri, Opere scelte 1978 – 2010".
Il patrimonio del museo, incrementato nel 1913 dal lascito Foresti, raccoglie opere dal XV al XVIII secolo riferibili in prevalenza all' ambito locale ed emiliano: Loschi, Del Sega, Mastelletta, Calvaert, Scarsellino, Stringa, Massari, Caula, Frà Stefano da Carpi, con la sola eccezione dei dipinti dei veneti Vincenzo Catena e Palma il Giovane, del calabrese Mattia Preti e dello spagnolo Jusepe de Ribera, cui si attribuisce il Filosofo. L'Ottocento è rappresentato da una cospicua rassegna di tele di Adeodato Malatesta, Giovanni Muzzioli, Luigi Asioli, Albano Lugli, Fermo Forti, Lelio Rossi, Andrea Becchi, Carlo Grossi, Vittorio Guandalini che documentano poi la vivace produzione pittorica locale del XIX secolo, mentre per il Novecento si segnalano opere di Casanova, Salvarani, Baschieri, Bisi, Voltolini, Mazelli, Beltrami, Casarini e Guttuso.
Completano il patrimonio del museo altre raccolte: di sculture, in prevalenza in terracotta e di ambito locale, di ceramiche a graffito, dal Cinque al Settecento, di vetri e di ventagli. Nella loggia sud sono esposte piccole collezioni di medaglie e di monete di interesse locale, ferri battuti, armi, bronzi, arredi sacri e oreficerie. Arredano le stanze del castello mobili e cornici dal XVI al XVIII secolo ma soprattutto pregevoli paliotti in scagliola, peculiarità dell'artigianato artistico carpigiano.
Il nucleo di cimeli risorgimentali include documenti e memorie relative ad alcune figure locali di primo piano legate a questo periodo storico e all’unificazione del Paese. Di particolare interesse il ritratto di Ciro Menotti di Adeodato Malatesta, i documenti e le onorificenze del generale Manfredo Fanti, ritratto nel celebre bozzetto di Paolo Troubetzkoy, nonché il Ritratto di Garibaldi di E. Ximenes.
Nella sezione archeologica sono raccolti reperti locali che documentano gli antichi insediamenti delle terramare dell'età del Bronzo fino all'epoca post classica. Da segnalare gli interessanti materiali relativi all'età del bronzo provenienti dalla terramara in località Savana presso Cibeno. Organizzata nella loggia di Ponente del castello dei Pio, la sezione etnografica ospita una ricca documentazione relativa all'industria carpigiana del truciolo, rappresentata da una cospicua serie di antichi strumenti di lavorazione che illustrano l'altissima qualità tecnica raggiunta in quel settore nel corso del XIX secolo.