strumenti e accessori
ferro
legno
sec. XX, primo quarto
La gramolatura era attuata con il grametto a una o due scanalature: la mannella di canapa scavezzata era ripetutamente sottoposta all’azione del suo elemento mobile (làngua/linguàtta), in modo tale che i frammenti legnosi si spezzassero sempre più ed era più volte scossa perché cadessero a terra. L’introduzione della macchina a vapore (màchina da fugh/locomòbil), sperimentata con successo nella trebbiatura e applicata alle macchine decanapulatrici, che svolgevano entrambe le operazioni di scavezzatura e gramolatura, diede impulso alla ricerca di soluzioni soddisfacenti per la meccanizzazione di queste fasi lavorative, nel tentativo di ridurre costi e tempi di lavorazione, anche per la concorrenza esercitata dalle nuove fibre tessili. Le macchine erano acquistate dai grandi proprietari che le usavano nelle proprie aziende o da privati imprenditori e associazioni che le noleggiavano a piccoli proprietari e a mezzadri. Nel noleggio si comprendeva il personale specializzato addetto al funzionamento: due fuochisti e un macchinista per la locomobile a vapore, “gramerini”, che lavoravano a turno, per l’alimentazione della macchina gramolatrice. La famiglia contadina forniva poi tutta la restante manodopera necessaria. In un’azienda medio-grande erano impiegati non meno di dieci uomini e altre venti/trenta persone tra donne e ragazzi. In un primo momento si affermò l’uso della macchina scavezzatrice, mentre la gramolatura meccanica, accusata di fornire un prodotto inferiore rispetto alla lavorazione manuale, si diffuse più lentamente e trovò impiego principalmente nella aziende a mezzadria con scarsa disponibilità di manodopera. Per l’azionamento delle macchine le moderne trattrici andarono a sostituire l’antica locomobile in modo sempre crescente dal 1920 in poi. Al termine delle operazioni di scavezzatura e gramolatura le schegge di canapule cadute sull’aia erano radunate dai contadini con forche di legno (fòurca) e venivano disposte in un ordinato mucchio: la fégna di stécch. Questi erano utilizzati dalla famiglia contadina come materiale combustibile per gli usi domestici - alimentazione del forno o del camino-; prelevati di mano in mano, secondo il bisogno, si ponevano in un contenitore apposito, situato accanto al camino: al cantòn di stécch. Talvolta potevano anche essere utilizzati per alimentare la locomobile che azionava le macchine trebbiatrici, scavezzatrici e gramolatici (notizie tratte dalla documentazione presente nel museo).