Patrimonio culturale dell'Emilia-Romagna

Nella valle del Santerno, ancora sul piano ma ai piedi delle prime colline questo annoso pioppo nero ombreggia l’aia di un podere. Richiama l’antica tradizione contadina di provvedere alle esigenze dell’azienda agricola in termini di ombra e frescura nei periodi più caldi dell’anno con la semplice apposizione di un “alberone” nei pressi degli edifici. Questo grande pioppo nero ha un’età stimata di oltre i 2 secoli. Il fusto ha un aspetto molto antico ma continua a crescere e la chioma è rigogliosa e compatta. Radica in prossimità di una canaletta verso la quale emerge un’enorme radice. La massa scura della vigorosa chioma del pioppo domina il paesaggio rurale pedecollinare elevandosi vistosamente al di sopra di ogni altro elemento presente, in particolare edifici e frutteti, facendo risaltare la monumentalità anche “paesaggistica” dell’esemplare. I pioppi si ibridano tra loro con molta facilità; pertanto è frequente vedere forme di passaggio tra una specie e l’altra accompagnate da un marcato polimorfismo fogliare. Non è sempre facile orientarsi nella definizione della specie a partire dalla forma delle foglie. Per i Greci il pioppo era sacro a Persefone, sposa di Ade, e veniva piantato nei luoghi di sepoltura. Con ogni probabilità questa tradizione derivava da un culto antichissimo. Il pioppo era infatti considerato un albero funerario sacro alla dea Madre Terra venerata a Egira (toponimo che significa “luogo dei pioppi neri”), antica città dell’Acaia in Grecia. Ma già nel corredo funerario di sepolture mesopotamiche risalenti al 3000 a.C. si trovano corone d’oro con foglie di pioppo stilizzate, a testimonianza del ruolo protettivo dell’albero durante il viaggio nell’aldilà