Patrimonio culturale dell'Emilia-Romagna

Questo ultracentenario gigante verde è un castagno di dimensioni veramente singolari. A differenza della maggior parte dei castagni cresce al di fuori del bosco, isolato al centro di un’ampia radura tra i campi e circondato dalle montagne; si trova nella punta estrema dell’Emilia-Romagna, al confine con la Liguria, in alta Val Trebbia. Ha un elevato valore paesaggistico: la sua maestosità è valorizzata dal contesto che lo rende protagonista assoluto del paesaggio. Per quanto riguarda la struttura incarna le caratteristiche potenziali della specie: tronco eretto e robusto, chioma vigorosa, ampia ed espansa con un diametro di 17 metri, a sviluppo verticale. La corteccia: del castagno è solcata da lunghe nervature a spirale sinistrorsa. Testimonianze orali di anziani della zona raccontano che i castagni erano tre e venivano denominati “le tre sorelle”; ma due sono stati tagliati per agevolare la lavorazione della terra. L’albero era meta della tradizionale processione che portava l’effigie della Madonna sui sentieri delle tre frazioni di Barchi. La terra d’origine del castagno è l’Iran. Era un albero sacro a Zeus e i suoi frutti erano denominati “Iovis glandes” (ghiande di Giove/Zeus). I frutti del castagno hanno un alto valore nutritivo e hanno salvato dalla fame intere generazioni delle genti delle nostre montagne, sostituendosi ai cereali nell’alimentazione quotidiana. Questo albero di castagno appartiene ad un’antica varietà che produce frutti di piccola taglia ma molto gradevoli e adatti sia alla cottura che all’essiccazione per ottenerne farina. “…tu, pio castagno, solo tu, l’assai, / doni al villano che non ha che il sole; / tu solo il chicco, / il buon di più, tu dài / alla sua prole…” (da Il castagno di Giovanni Pascoli, Myricae)