legno scolpito,
filo di ferro,
tessuto
sec. XX (1940 - 1950)
Il suo eclettismo lo portò ad esporre ottenendo importanti riconoscimenti in varie mostre di rilevanza nazionale e al Salone degli Indipendenti di Parigi, ad avviare laboratori di ceramica in molte città romagnole, a fare parte, più volte, di giurie in concorsi nazionali e regionali e a dirigere per lungo tempo la rivista "E' Val". Nel 1931, a dimostrazione della sua poliedrica personalità artistica, si diplomò in contrabbasso presso la Regia Accademia Filarmonica di Bologna. Ciononostante, il ritorno da Roma e il legame indissolubile con la Romagna se da un lato ne preservarono la purezza dell'anima e ne fecero un animatore insostuibile della vita culturale e artistica della regione e della natia Cotignola in particolare, dall'altro impedirono alla sua arte di indubbio livello di emergere pienamente a livello nazionale e internazionale.
Le sue qualità artistiche e la conoscenza profonda di numerose tecniche non possono essere disgiunte dalla sua passione per la didattica cui dedicò gran parte della sua vita: un maestro indimenticabile per centinaia di allievi, avviati con entusiasmo all'espressione creativa, al disegno, alla ceramica, alla musica e con i quali, infine, la relazione affettiva era spesso assai intensa e andava oltre il tradizionale rapporto allievo e maestro. Varoli infatti fondò e diresse la Scuola di Arti e Mestieri di Cotignola, oggi ancora attiva, e da qualche anno insegnava figura al Liceo Artistico di Ravenna quando lo colse la morte il 25 settembre 1958. In particolare, negli anni 1935-1955 la scuola, la casa e lo studio di Varoli a Cotignola costituirono un vero e proprio cenacolo frequentato dalle giovani promesse dell'arte romagnola del periodo: Ruffini, Folli, Giangrandi, Panighi, Magnani, Gordini, Ghinassi, Guerrini, i fratelli Liverani e numerosi altri artisti, rimasti tutti profondamente legati al Maestro. Animatore di eventi culturali e ludici come la tradizionale festa annuale della Segavecchia, Varoli si dedicò anche alla realizzazione di numerose opere in cartapesta e terracotta e carri allegorici.
Ha scritto di lui Raffaele De Grada: "La qualità essenziale del Varoli, ciò per cui egli si è elevato come aquila sopra il pollaio della pittura di provincia è la sua capacità di trarre sempre l'immagine tipica ed eccezionale, quella che la prima volta si scopre solo all'artista e che noi chiamiamo 'invenzione'. Per essa e con essa il mondo si accresce di un fatto nuovo, che prima non esisteva. Esisteva sì la Romagna, Cotignola, la sua gente, la memoria robusta degli Sforza e la presenza di una civiltà contadina, aggregata nel lavoro e dispersa nella bizzarria dei suoi cantastorie, narratori d'organetto, bevitori, sciancati e passatempi d'osterie. Ma dopo Varoli questa realtà la vediamo in modo diverso, essa ci giunge con l'annobilimento della pittura più piena e con l'estro delle sue "maschere" in una scultura che riprende tutte le fantasie delle correnti antiche dell'espressionismo realista a incominciare da quelle che vengono dal barocco".
Indipendente, generoso, istintivo e passionale, Luigi Varoli non si sottrasse neppure alla partecipazione alla vita civile negli anni del secondo conflitto mondiale e in quelli immediatamente successivi. Tale partecipazione analogamente alla sua arte si realizzò essenzialmente a Cotignola e nel ravennate, ma assunse e ricopre tuttora per efficacia e forza un valore inestimabile a livello nazionale. Insieme a Vittorio Zanzi, repubblicano e Commissario prefettizio della Repubblica Sociale, organizzò a rischio della propria vita negli anni 1943-45 una vera e propria rete di solidarietà e resistenza che ospitò e permise a numerose famiglie ebraiche di salvarsi. Insieme a Zanzi nel 2002 è stato insignito ad memoriam allo Yad Vashem di Gerusalemme del titolo di "Giusto fra le Nazioni" dallo Stato di Israele.
Il museo che porta oggi il suo nome e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Cotignola sono ospitati presso i locali della sua scuola e della sua abitazione; la maggior parte delle opere ivi conservate -disegni, dipinti, sculture di Varoli e allievi e arredi originali- sono state donate, insieme agli edifici che li ospitano, al Comune di Cotignola dalla vedova Anna.