Pinacoteca Civica "Graziano Campanini"
Via Rizzoli, 2
Pieve di Cento (BO)
manifattura Venini e C.
coppa

vetro sommerso,
oro in foglia
cm. 5.3 (a)
sec. XX (1934 - 1935)
n. 16
Coppa in vetro sommerso rosso sangue con inclusioni di minuscole bollicine d'aria e foglia d'oro. La tecnica del "vetro sommerso" è una tecnica molto antica, già applicata al vetro a cammeo romano. Questa tecnica è stata valorizzata nell'Art Nouveau francese e boema e nel vetro veneziano e scandinavo dagli anni trenta del XX secolo. Il vetraio, levata con la canna da soffio una piccola quantità di vetro, dopo averla soffiata lievemente (se intende realizzare un vetro soffiato) la immerge in un crogiolo di diverso colore. Può ripetere l'operazione e con vetri trasparenti ottenere effetti cromatici estremamente suggestivi (flashing o dip-overlay method).

La storia delle vetrerie veneziane è, come si è già detto, una storia tormentata da continue divisioni e trasmigrazioni di artisti e maestri dall'una all'altra, ma tutto ciò alla fine assume una valenza positiva in quanto viene a crearsi un reticolo di esperienze comuni, una somma di conoscenze che conferisce al vetro di Murano una fisionomia del tutto particolare e immediatamente distinguibile nel panorama europeo ed anche internazionale. Così succede anche per la "Venini & C." che trae le sue origini dalla dalla "V.S.M. Venini & C.", la quale, a sua volta, era sorta nel 1925 dalle ceneri della "Cappellin Venini & C.", con la guida di Venini e la direzione artistica dello scultore novecentista Napoleone Martinuzzi; ma nel 1932 Martinuzzi e Francesco Zecchin escono per fondare una loro manifattura, e si costituisce appunto la "Venini & C :" che si avvale della collaborazione di Carlo Scarpa che, entrato nel 1931, rimarrà fino al 1947, continuando la ricerca già iniziata alla "M.V.M.". Gli anni fra il 1931 e il 1936 sono i più fecondi per Scarpa: appaiono i vasi in filigrana, in vetro sommerso e in vetro opalino, ma anche il vetro pesante e non trasparente, o leggerissimo ma a due strati, poi il vetro "tessuto" e la personalissima reinterpretazione del vetro murrino che va a formare la trama, spessa ed opaca, abitualmente nera o rosso corallo, di grandi ciotole. Il 1940 è l'anno della grande affermazione alla XXII Biennale di Venezia e alla VII Triennale di Milano. Nel secondo dopoguerra la "Venini & C." continua sulla linea di utilizzare l'esperienza e le conoscenze specifiche di artisti e designers di grande livello come Giò Ponti, Tyra Lundgrem, Tapio Wirkkala, Tobia Scarpa e in particolare Fulvio Bianconi che contribuisce in maniera rilevante alla nuova impostazione stilistica della vetreria. E non va dimenticata neppure l'opera di supervisione di Paolo Venini, che è stato sempre accanto ai suoi collaboratori nella realizzazione delle opere, fino alla sua morte nel 1959. A questo punto la direzione passa al genero Ludovico Diaz de Santillana fino al 1986, quando lascia la conduzione dell'azienda cedendo le sue quote azionarie al gruppo Ferruzzi; nel 1998 infine la vetreria entrerà a far parte del gruppo finanziario Royal Scandinavian.